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Quando le mie amiche mi han detto che Culocheparla ha messo su il moroso e che lo conoscevo, ho gettato nel cesso qualche milione (beh un po' meno) di neuroni per capire chi cazzo fosse sto tizio.

Le uniche informazioni che avevo ricevuto erano troppo scarse capire chi diavolo fosse: nome e cognome (figurati), dove vive (men che meno), che è un fighetto tutto curato (mmmm…), un bel ragazzo (boh), che ha il mio stesso modo di parlare e di porsi (questa mi farà incazzare… dopo), che mi conosce e che mi odia (a questo posso credere senza problemi).

Insomma, io mi son sforzato ma non ho proprio capito chi cazzo fosse. Poi l'ho incontrato… e ho suggerito alle mie amiche di farsi curare.

Lo incontro ora che ha il culo strinato dalle foto che abbiamo io e culocheparla su FB ed esordisce con un schifosissimo "ahn … si si, lo conosco". Manco mi guarda in faccia.

E meno male che non lo fa, perché vedrebbe l'espressione della Tinca. Eccola.

 Io non potevo crederci. Lo conoscevo pure, personalmente. È il cugino di una mia amica. In passato, mi salutava con un "Ue ciao, charlie! Tutto bene!?" e una vigorosa stretta di mano. Adesso, manco per il culo.

Tralasciando il fatto che si sia preso la sua nuova morosa e la tenga a debita distanza dal sottoscritto e dalle altre ragazze, ho ripassato la lista che mi avevano dato.

Fighetto tutto curato. Dunque, fighetto: definisce ragazzo dai modi e dall'abbigliamento marcatamente curati allo scopo di piacere.

L'abbigliamento "curato" consisteva in una camicia elasticizzata a righe con bottoni asimmetrici e colletto a punta da marocchino. Jeans aderenti.

Completamente pelato. Lui dice per scelta, io confermo:"Colpa della siccità. Non cresce più un cazzo"… Beh a me aveva fatto ridere. Ah, la sua honda civic nera, con l'alettone. Bella. Si, si.

Bel ragazzo. A parte la statura (è più basso di me) e la pelata, c'ha l'espressione da impiegato in ufficio postale. Avete presente quelli che vi comunicano telepaticamente "perché cazzo vieni a rompere i maroni qua? Ma usa la buca delle lettere o la mail, coglione!". Proprio quelli. Se non avete presente, andate in posta.

Mio stesso modo di parlare e di porsi. Dopo si sono corrette con un "beh,non proprio", sennò le mandavo a cagare! Tralascio i tortelloni affogati in 2 dita di aceto balsamico scadente (argh!), ma io non imposto la voce da soap opera (o si?) e non faccio battute da 2 lire, tipo "ah,da lontano ho detto che figa… poi da vicino, beh, eri tu". Questi sono ballottaggi che mi mandano in crisi e ho detto alle mie amiche che gli levo il saluto se non ritrattano quello che hanno detto. Hanno ritrattato.

Adesso lo dico per voi: se date a uno del fighetto, fatelo con un po' di testa, cazzo! Uno vestito come un tronista, che si depila e gira con una macchina truccata, non è un fighetto. È un maranza.

Volete vedere un fighetto? Entrate nel mio cesso. Non potete? Ecco un altro esempio.  

    

 Non fate casino. Mi incazzo, eh! Oh!

La morale: la fighetteria non prevede camice con bottoni asimmetrici e honda civic.

Charlie

Alla Facoltà di Lettere e filosofia presso la sede materana dell’Università degli studi della Basilicata era un po’ come il segreto di Pulcinella: la voce girava da tempo. Una studentessa aveva qualche difficoltà a superare un esame o non era contenta del voto conseguito? Bastava rivolgersi a lui, nel suo ufficio, di solito tra le 18 e le 20, e tutto si aggiustava, come risulta dalle indagini sinora condotte dagli inquirenti. Il "lui" è il professor Emanuele Giordano, 55 anni, docente di dialettologia, dialettologia italiana, storia della lingua italiana, conduttore del laboratorio di italiano scritto, coordinatore dell’indirizzo linguistico letterario della Ssis, la scuola di specializzazione per l’insegnamento secondario, protagonista di primo piano del panorama letterario regionale, frequentatore di cenacoli letterari, relatore di conferenze, affabulatore della platea studentesca per la sua mostruosa preparazione e per la sua incommensurabile passione per la lingua e la letteratura italiana. Fonte: Tiscali.

Tutto ciò, successe anche qualche anno fa all’università di Camerino. Non so dirvi in quali e in quante università italiane accada ma dire che tutto ciò mi fa vomitare è dire poco. Chi è più da biasimare? La studentessa che cede a questi ricatti, o il professore che ci prova? In tutta onestà, dico che entrambi hanno sbagliato mestiere. La zoccola e il pappone sarebbero due mestieri decisamente più adatti. Tuttavia, se devo buttare giù qualcuno, butto la studentessa che, addirittura, ha il coraggio di piangere disperata, dicendo che è stata costretta. Tesoro, te lo dico col cuore: vaffanculo. La tua dignità personale non si demanda agli altri. Ci sei stata a letto per dei favori personali? Bene, allora sei una zoccola. Almeno, non fare l’ipocrita. Lui è qualcosa che non considero nemmeno degno di essere nominato. Ho sempre avuto molto rispetto dell’università e non posso davvero tollerare una cosa del genere. Non tolleravo le scollature che facevano alzare i voti, figurarsi una cosa così.

Il questo post, vi chiedo di sceglierne uno solo. Chi buttate giù dalla torre? Il professore o la studentessa? Io ho già scelto.

La morale: sto per vomitare.

Disgustato,

Charlie