Archivio per luglio, 2011

Da Maggio non faccio una trasferta. Mi si stavano addormentando le gambe. Desiderio esaudito. Parto di nuovo: destinazione, Braşov. E 'ndo cazzo sta Braşov? Nel centro sud della Romania. Poi non dite che non "vi imparo" la geografia!

L'unica sfiga è che l'asticella delle ferie mi viene spostata in avanti di una settimana, ma me ne rimangono comunque altre 3 di fila, da fare, e mi becco anche una discreta indennità di trasferta… che in sto periodo, schifo non fa di sicuro.

Che ci sarà di interessante a Braşov? Beh, di preciso non lo so. Di sicuro c'è la Chiesa Nera (fotina sotto). E' una bellissima chiesa gotica, la più grande del medio oriente, che deriva il suo nome dall'incendio subì nel 1689 ad opera di un certo Caraffa, un simpatico generale delle forze austriache, che si incazzò leggermente perchè quelli non volevano sottomettersi. E che stronzi oh! infatti, diede fuoco anche a tutta la città.

 

 

Prima di lui, ci fu un altro "affabile" frequentatore di Braşov, che non ha bisogno di grosse presentazioni. Eccolo.

Si, proprio lui. Vlad Tepes III. Si divertiva ad andare là a fare la festa a tutti quelli che gli dicevano dello sciocchino. Se ti andava bene, ti infilava un palo nel culo e ti lasciava a morire di inedia. Se ti andava male, beh… usate la fantasia, e date la colpa ai costi esorbitanti delle tisane calmanti. Evidentemente costavano un botto perchè quello era sempre incazzato. Forse non trombava. Boh.

Vabbè. Io parto. Ma rientro presto e vi faccio un bel filmatino, come sempre. Che non ve ne frega un cazzo, ma facciamo finta di si o il vostro indirizzo di casa lo do ai discendenti di Vlad.

Se fate i bravi, vi porto una vergine squartata da mostrare agli amici. Mah, mi sa che di sti tempi, non è mica facile trovarla. Will see!

La morale: state sempre attenti a cosa vi fate succhiare. potrebbe anche non piacervi.

Charlie

ps. non è sapevo tutte ste cose di mio. Le ho guardate su wikipedia.

Non si può essere fighi tutta vita e del coglione me lo sono dato anche io.

Se ci penso oggi, si, credo proprio che mi sarei dato del coglione. Pazienza. Sbagliando s'impara.

La sequela di figure di legno è più lunga di quello che si potrebbe immaginare. Anzitutto, non opponevo la minima resistenza nel mettere la roba che mi comprava mia mamma. Non è che avesse gusti orrendi, ma vestirmi regolarmente da primo della classe, col maglioncino scollato a V e la riga da una parte, mi faceva sentire un deficiente. Ne ricordo uno celeste col girocollo rosa e bianco (pantaloni intonati). Ero vestito come un Blue Margarita.

 

Meno male che non mi sono opposto, o sarei certamente uscito vestito da batman o da mago galbusera (il giallo-noia m'ha sempre fatto cagare, ma mi piaceva la pettinatura).

Una cosa che invece, proprio non riuscivo a sopportare di me, era la mancanza di coraggio con le ragazzine. Se non prendevano loro l'iniziativa in modo "diretto" (saltandomi addosso), facevo la figa di legno. Lo avreste mai detto? Data l'età e i tempi, capitava che poi loro non prendessero l'iniziativa e andassero con uno più grande. Io rimanevo con la tristezza nelle mutande e una lettera (sempre dal piano di sotto) che dice "scusa, stronzo, ma io allora che cazzo ci sto a fare qui? io me ne vado eh! finocchio!!!"

Non ho idea di quante ne ho lasciate scappare per la paura di prendermi un no. Che un no, è peso, porca vacca. Nel mio cervello in fase di costruzione, non era contemplato il fallimento. Non potevo assolutamente beccarmi un no! Col tempo ho capito che, peggio di un no, c'è il "charlie è proprio una figa di legno".

Verissimo. M'è capitato più di una volta che, dopo aver fatto la figura della figa di legno, fossero loro a creare le situazioni per baciarmi. Che poi ci fosse un prosieguo, è tutto un dire. Era classico imboscarsi alla festa del sabato sera con una che t'era stata lanciata fra le braccia dalle sue amiche, e non cagarsi più l'indomani, perchè quella aveva uno pseudo moroso.

Anche allora i rapporti erano difficili e io non ero in grado di tollerare una condivisione. Tutto ciò, mi faceva sentire decisamente una troia. "Cioè mi baci e poi non pianifichi il nostro matrimonio? ma che cazzo sei, scema? io poi non ero nemmeno convinto di baciarti. Ci sono stato perchè se no stava male. E poi il mio amico s'era imboscato pure lui. Mica potevo essere da meno."

Più o meno, il ragionamento era questo. Altro ragionamento stronzo era quello di puntare alla "madonna pentita". Si, avevo la sindrome del crocerossino. Mi piacevano quelle sì, carine, ma che erano tanto profonde e si struggevano di dolore perchè gli mancava qualcosa, senza sapere cosa… Poi l'ho capito cos'è che gli mancava. Bastava tirarlo fuori.

Non sapendo di cosa avessero bisogno, parlavo parlavo parlavo. E loro pure. Non avete idea della menata assurda. Ovviamente, non si batteva chiodo manco a morire.

Fra l'altro, io ero molto educato e cortese. Mai mi sarei permesso di dargli una pastrugnata alla gnagna impunemente (ok, qualche volta a scuola, ho ceduto) senza permesso.

In questi casi, la mia autostima calava a livello "cesso".

Sarebbe stato sufficiente realizzare che non tutte le ragazze del mondo era obbligate per natura a starci e avrei certamente segnato più tacche sul tabellone. Probabilmente avrei anche ricevuto più sberle, ma fa niente.

Il paradosso è che "solo solo" non lo sono mai stato, quindi non avrei mai rischiato la figura dello sfigato che nessuna caga.

Ballare. Tasto dolentissimo. Mi vergognavo. Quando mi hanno convinto, non ero convinto e mi muovevo come uno in fila al cesso.

La musica poi era un dramma. Tutte le ragazzine ascoltavano musica. A me non è mai fregato un cazzo. Avrei aderito a qualsiasi genere pur di compiacere la tizia che mi piaceva. Anche allora avevo la faccia come il culo. Infatti, a 12 anni, m'è toccato andare al concerto di Marco Masini per far contenta quella che poi diventò "il mio primo bacio". Ne valse la pena, lo ammetto, ma il concerto fu una vera merda. Tipo una messa di 3 ore. Roba che i miei maroni, sono risaliti dalle mutante e si son lanciati giù, suicidandosi. Lo raccontai ai miei amici e dissero che avevo fatto bene e che avevo "tenuto alta la bandiera". Ora mi direbbero del "morto di figa". Avrebbero anche ragione.

Per fortuna, tutte ste paturnie del piffero son passate. Dovevo dirvelo.

Cazzo, mi sento più leggero. Stasera si tromba.

La morale: se la mamma ti veste da blue margarita, sappi che è solo l'inizio. 

Charlie

NON E' UN GIOCO DA FIGHETTI

Pubblicato: luglio 25, 2011 in Senza categoria
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 Competizione. Bel casino. Se vieni su con un padre che era sempre fra i primi nelle gare, mica ti puoi aspettare che non ti rompa le palle perchè tu faccia lo stesso. Mio padre è così. Quando era giovane era davvero bravo in moltissimi sport: podismo, velocità, giavellotto, tennis, nuoto, ciclismo, wind surf, vela, bowling, biliardo… persino il ping pong. Porca puttana, il ping pong! Ha vinto un sacco di gare e tornei. Ricordo soprattutto quelli di tennis. Ero orgogliosissimo quando ero piccolo e vedevo il mio papà che vinceva e portava a casa la coppa più grande!

Poi, negli altri sport magari non era travolgente, ma rimaneva decisamente sopra la media e delle figure da cioccolataio del zimbawe non ne ha mai fatte.

E io? avevo 2 strade: diventare bravo come lui o drogarmi. Tentato dalla seconda, ho scelto la prima.

No perchè morire giovane mi sa un po' da pirla. Credo che Hugh Hefner sia molto più furbo di Jim Morrison.

Quindi, sotto con lo sport. Il dna non mi è stato ostile, anzi, mi ha favorito parecchio.

Risultati analoghi, ma in sport pressochè differenti: 100-200 metri piani (conservo l'imbattibilità, ma non ci riprovo ora, sennò la perdo), salto in lungo (campione provinciale, oh! mica cazzi!), salto in alto, podismo, pallavolo (ari-campioni provinciali) e beach volley, calcio a 5, nuoto (delfino al primo corso!).

In effetti, lo facevo anche perchè credevo che questo mi rendesse decisamente più fico nei confronti delle ragazzine. Forse era anche vero, ma si rimorchiavano solo sportive e non sempre erano delle gran gnocche. Anzi, a quell'età, quasi mai. Quelle più gnocche andavano con quelli più grandi, che si drogavano e avevano la panza. Che fregatura.

Vabbè, ma torniamo allo sport.

Io e mio padre ci siamo sfidati ripetutamente. Quando era uno dei suoi, vinceva lui. Quando era uno dei miei, lo segavo regolarmente.

Da quest'anno, abbiamo invertito la tendenza. Il tennis mi ha colto al 100%. C'ho preso gusto e il dna ha fatto capolino.

Non avendo mai avuto la minima possibilità di batterlo, quest'anno, nel giro di un mesetto, ero già più forte di lui. Forse non è più quello di 20 anni fa. Oddio, corre solo un po' più piano, per il resto, forse è pure più forte.

Fatto sta, che quando gli va bene, pareggiamo il conto dei set. Quando gli va male (spesso), perde di brutto.

Ieri ha perso ben 4 set a 0. Dopo aver lanciato la racchetta quelle 12 volte, ha pure cercato di romperla, invano, per fortuna.

Vedete, il casino della troppa competitività è che se ti va male, sei uno sfigato. Pure io mi incazzo quando gioco da cesso e perdo male. Più che altro, mi fa incazzare giocare male. Potrei anche perdere di brutto, ma se l'avversario è più forte, me ne faccio una ragione e do la colpa della sconfitta alla madre di lui. Quella zoccola. Tutta colpa sua.

Si, insomma, non è sano giocare così. Forse era meglio dedicarsi a sport più fisici, tipo la boxe. Il calcio lo è ma giocavo sempre contro dei fighetti che si buttavano a terra e non apprezzavano il gioco da maschione. No, meglio di no. Poi dicono che son cattivo. Non è manco vero. Mai fatto mezzo livido all'avversario.

Continuiamo col tennis. Mi sto divertendo. Alle brutte, mi tiro la racchetta sulla tibia (fa molto male).

Voi da casa, non fatelo. Andate in palestra. Nessuna competizione e risultati assicurati.

La morale: era meglio drogarsi da piccoli. Le ragazze ti avrebbero certamente considerato di più.

Charlieeglio drogarsi da piccoli. Le ragazze ti avrebbero certamente considerato di più.Voi da casa, non fatelo. Andate in palestra. Nessuna competizione e risultati assicurati.Continuiamo col tennis. Mi sto divertendo. Alle brutte, mi tiro la racchetta sulla tibia (fa molto male).Si, insomma, non è sano giocare così. Forse era meglio dedicarsi a sport più fisici, tipo la boxe. Il calcio lo è ma giocavo sempre contro dei fighetti che si buttavano a terra e non apprezzavano il gioco da maschione. No, meglio di no. Poi dicono che son cattivo. Non è manco vero. Mai fatto mezzo livido all'avversario.Vedete, il casino della troppa competitività è che se ti va male, sei uno sfigato. Pure io mi incazzo quando gioco da cesso e perdo male. Più che altro, mi fa incazzare giocare male. Potrei anche perdere di brutto, ma se l'avversario è più forte, me ne faccio una ragione e do la colpa della sconfitta alla madre di lui. Quella zoccola. Tutta colpa sua.Ieri ha perso ben 4 set a 0. Dopo aver lanciato la racchetta quelle 12 volte, ha pure cercato di romperla, invano, per fortuna. Fatto sta, che quando gli va bene, pareggiamo il conto dei set. Quando gli va male (spesso), perde di brutto.Non avendo mai avuto la minima possibilità di batterlo, quest'anno, nel giro di un mesetto, ero già più forte di lui. Forse non è più quello di 20 anni fa. Oddio, corre solo un po' più piano, per il resto, forse è pure più forte.Da quest'anno, abbiamo invertito la tendenza. Il tennis mi ha colto al 100%. C'ho preso gusto e il dna ha fatto capolino. Io e mio padre ci siamo sfidati ripetutamente. Quando era uno dei suoi, vinceva lui. Quando era uno dei miei, lo segavo regolarmente.Vabbè, ma torniamo allo sport. In effetti, lo facevo anche perchè credevo che questo mi rendesse decisamente più fico nei confronti delle ragazzine. Forse era anche vero, ma si rimorchiavano solo sportive e non sempre erano delle gran gnocche. Anzi, a quell'età, quasi mai. Quelle più gnocche andavano con quelli più grandi, che si drogavano e avevano la panza. Che fregatura.Risultati analoghi, ma in sport pressochè differenti: 100-200 metri piani (conservo l'imbattibilità, ma non ci riprovo ora, sennò la perdo), salto in lungo (campione provinciale, oh! mica cazzi!), salto in alto, podismo, pallavolo (ari-campioni provinciali) e beach volley, calcio a 5, nuoto (delfino al primo corso!).Quindi, sotto con lo sport. Il dna non mi è stato ostile, anzi, mi ha favorito parecchio.No perchè morire giovane mi sa un po' da pirla. Credo che Hugh Hefner sia molto più furbo di Jim Morrison.E io? avevo 2 strade: diventare bravo come lui o drogarmi. Tentato dalla seconda, ho scelto la prima.Poi, negli altri sport magari non era travolgente, ma rimaneva decisamente sopra la media e delle figure da cioccolataio del zimbawe non ne ha mai fatte.Competizione. Bel casino. Se vieni su con un padre che era sempre fra i primi nelle gare, mica ti puoi aspettare che non ti rompa le palle perchè tu faccia lo stesso. Mio padre è così. Quando era giovane era davvero bravo in moltissimi sport: podismo, velocità, giavellotto, tennis, nuoto, ciclismo, wind surf, vela, bowling, biliardo… persino il ping pong. Porca puttana, il ping pong
! Ha vinto un sacco di gare e tornei. Ricordo soprattutto quelli di tennis. Ero orgogliosissimo quando ero piccolo e vedevo il mio papà che vinceva e portava a casa la coppa più grande! 

 

 Vi ricordate cosa succedeva quando eravamo piccoli? ci dicevano "ti do un pezzo di torta se sei stato bravo". Ok, a me non l'hanno mai detto, perchè la torta me la davano, sennò piantavo un casino che avrebbe messo a repentaglio la mia crescita, causa sberle. Però l'ho sentito dire. Era un premio. Non potevo nemmeno averla tutta quanta per me, quindi ne mangiavo un po' e mi tenevo la voglia.

Appena avevo la possibilità di rimangiarla, correvo per avere una fetta più grande.

In amore funziona nello stesso modo.

C'è una persona che conoscete. Vi piace parecchio. Siete in contatto con lei e c'è un reciproco interesse. Problema: questa persona non mostra lo stesso vostro trasporto. Vi cerca quando ne ha voglia, perchè tanto sa che ci siete. Sa che siete lì, a disposizione. Si, insomma, non siete una gran preda.

Bene, non è il momento di incazzarsi o di struggersi per questa situazione. E' il momento che vi trasformiate in una torta. Cospargersi di panna come un maritozzo gigante potrebbe funzionare, ma non alludo a questo.

Dico che in una situazione del genere, dove c'è interesse ma nulla di davvero concreto, dovete distribuire le vostre attenzioni anche ad altre persone che vi interessano, anche se non come la prima.

Se smetterete di concentrare i vostri pensieri e le vostre attenzioni su una persona in particolare, questa finirà per accorgersene. Sarà spiazzata, perchè prima pendevate dalle sue labbra. Ora no. Avete altre persone intorno. Potrebbero approfittarne. Quindi, ha perso terreno.

La torta non è più tutta per lei. Non può più mangiarla tutta e quando vuole. Se vorrà continuare ad averla, dovrà lottare.

Senza rendervene conto, distribuendo le stesse attenzioni, ma a più persone, otterrete che tutte vorranno di più, da voi. Se poi qualcuna si stancherà… beh, vuol dire che non vi ha meritato e altri si spartiranno una fetta di torta in più. Non avrete comunque perso nulla, perchè nulla avevate e nulla vi rimane.

Quindi, care torte, vale la pena di andare a male per qualcuno che non ha deciso se vi vuole mangiare? Siete nate per quello. Datevi solo a chi è stato bravo.

La morale: un buongustaio non si fa mai pregare di fronte a una buona torta.

Dopo questo post, posso telefonare al mio psicologo. Solo che non ho uno psicologo.

Charlie

 Nonostante i nostri cessi siano i più moderni della azienda, dotati di ogni comfort, come il bidet e l'utilissima regolazione delle luci, hanno una pecca notevole: da un punto di vista sonoro, sono comunicanti.

Essendoci due servizi solamente, quando io vado al cesso, sento tutto quello che le mie colleghe "creano".

Sul soffitto, ci sono degli oblò che fungono da finestra. A un metro sotto, l'inizio del muro.

Pertanto, si possono distinuguere chiaramente tutte le performance.

Per ovviare al problema, le mie colleghe usano delle tattiche infallibili. Beh, quasi infallibili.

Una di loro, canta. Lo devo pure ammettere: ha talento. Data la playlist, possiamo dargli un bel 7.

Per la maggiore, vanno "Gianna" di Gaetano, "Chiamami ancora amore" di Vecchioni (che io accompagno silenziosamente con un "chiavami ancora amore"), "Perdere l'amore" di Ranieri e addirittura "Blue moon" di Ella Fitzgerald ! grande!

Ok, nella cover versione cesso ci sta pure che si sostituisca qualche parola.

Infatti, "Blue Moon … you saw me standing alone … without a dream in my heart" diventa "blummmuuuun… iu soois sensing auoooon… uiui a bribi in mai oooooo". La mia collega ha talento. Devo riconoscerlo. La pisciata di sottofondo ci sta anche bene!

Un'altra, ritiene che il cesso sia pur sempre il cesso e che ogni molestia acustica sia permessa. Infatti, ricorda molto un piroscafo. FGNUUUUUUU! FGNUUUUUUU!… e la madonna.

Nell'economia del piroscafo, la pisciata di sottofondo ci sta anche qui, ma lavorerei sulla acustica. Credo che gli chiederò di pisciare con più grazia e armonia.

L'ultima, che conosce il problema di condivisione acustica, è la meno fantasiosa. Usa il classico colpo di tosse, ma per sua incompetenza, non è sincronizzato. Oddio, magari tossisce dal culo e io non lo so. Meglio non saperlo. Sarei invidioso di una tale abilità.

Quasi quasi, la prossima volta che capito al cesso, registro tutto. Ella è davvero imperdibile.

La morale: i cessi comunicano più di quanto non si direbbe

Charlie Fitzgerald

ps. ci terrei a tranquillizzarvi sul fatto che non passo la mia giornata al cesso.

 Quando hai 13 anni e inizi davvero a capire cosa voglia dire starci male per amore, arriva qualche conoscente "illuminato" che ti dice:"meglio una brutta verità di una bella bugia". Non me lo ricordo nemmeno dove l'ho sentito dire, men che meno ricordo chi me l'abbia detta. Escluderei i genitori. Non volevo farli preoccupare, anche se poi capivano bene cosa mi stesse accadendo.

Escluderei anche i miei amici. Tenevano per me e, al massimo, mi dicevano che quella è una stronza, non mi merita, ecc… Forse è stato qualcuno più grande di me. Si, dev'essere così.

Certamente dev'essere un masochista. L'ho capito dopo.

Il senso era che l'orgoglio personale doveva metterti nelle condizioni di accettare la verità, qualunque essa fosse. Si, insomma, vivere nella bugia è un po' da sfigati, su. E tu mica sei una pappa molla. Vai là, la affronti e quando lei ti fa capire che ti ha tradito dovresti sentirti più forte, più adulto, più consapevole della persona che hai di fronte. Mah.

Io non so voi, ma quando ho avuto la brillante idea di sentirmi più forte, più adulto e ho scoperto la verità, mi son sentito una merda inutile. Ho stramaledetto il rapporto che avevo e tutti i gesti d'amore verso quella persona. L'unica cosa che ho sentito, sotto la pelle, è di essermi fidato della persona sbagliata. Bella la verità. Oh,si! ora mi sento proprio meglio!

Fanculo, la verità è che affrontiamo queste situazioni per avere la conferma che NON siamo stati traditi. Anche quando neghiamo l'evidenza, quando sappiamo che il rapporto è finito, perchè lo sappiamo anche se preferiamo raccontarci che qualcosa è recuperabile, abbiamo sempre la speranza che i sentimenti dell'altro siano tali da non essersi buttato nelle braccia di un altro per allontanarci il più possibile.

Bella cazzata di sistema. Chi l'ha inventato? Boh.

A quel punto, abbiamo in mano la verità. Una confessione, una mail con le prove, un sms. E adesso? che me ne faccio della verità? stavo meglio quand'ero piccolo e giocavo coi masters.

Dopo una notizia del genere, il rapporto non è più come prima. Inutile girarci intorno. C'è chi la prende sull'orgoglio e fa di tutto per riprendersi il moroso, e chi fugge via. Io faccio una cosa strana, ma piuttosto antipatica: la tratto come se fosse trasparente. Niente chiamate, niente mail, niente di niente. Zero. La riduco all'anonimato più totale, come all'ufficio postale:"Arrivederci. Il prossimo?".

Io, poi, non dico nemmeno arrivederci. Non è affatto semplice. Quella sensazione sotto la pelle, ti rimane eccome, anche se faccio finta. E adesso? come me la levo? non si leva. Cazzo, non si leva mica. Ci vorrà tempo. Come una sbronza. Per grossa che sia, poi ti passa. Però ci sono in mezzo. Fanculo, quando passa?

Che ne so. Era meglio pensarci prima. La preferisco davvero questa brutta verità? Adesso che ogni singolo ricordo insieme mi sembra una presa per il culo, sono appagato da questa verità che ho trovato?

Una beata ignoranza mi avrebbe permesso di archiviare la storia con meno pena.

Col senno di poi, tutti accettiamo che una storia possa finire. Non lo mettiamo certo in conto, all'inizio, ma è naturale che capiti. Non è affatto male dire "abbiamo avuto una bellissima storia, poi è chiaro che quando finisce ci stai male, ma siamo stati bene. Ho comunque un bel ricordo". Un po' come se l'epilogo fosse la liquidazione che ti spetta quando finisce un rapporto di lavoro. Se non ti danno nulla, se non dei litigi, di sicuro non hai un buon ricordo.

Certo, un "buon ricordo" è una magra consolazione nell'immediato, ma almeno non ti escono le parole "stronza infame" appena associ il suo nome alla storia finita. Non ho alcun buon ricordo di quelle che mi hanno tradito, anche a distanza di anni. Anche quando ero adolescente e credevo che una brutta verità fosse meglio di una bella bugia. Fanculo. Era meglio non chiedere nulla. Tanto era finita comunque. Quello che mi ha ficcato in testa l'idea della bella verità, aveva delle velleità di martire o, forse, non era mai stato innamorato. Oppure era così forte da accettare tutto? Io non sono così forte.

La morale: fidatevi di quello che intuite. Di martiri ce ne sono già abbastanza.

Manuale d'amore.

Charlie

Ho appena letto questo sondaggio. Il 65% degli uomini dice che 2 tette di gomma, gli può anche andare bene, che comunque non si sente la differenza, se l'intervento è fatto da mani esperte.

Ecco, io non so se voi avete mai toccato delle dette rifatte. Io si. Più di un paio.

 

 

Se è fatto male, davvero ti pare di toccare un mocassino a forma di mini supertele. Confermo che, se l'intervento è fatto bene, si fa fatica a distinguerle, ma ci metti mezzo secondo lo stesso a capire che sono rifatte.

Il motivo è essenzialmente legato all'età. Dopo i 23-25 anni, le tette non sono più sode come in adolescenza e tendono un po' a cadere. Intendiamoci, non fanno affatto schifo, ma vedere una di 30 con le tette così dritte che potresti appoggiarci sopra il televisore, è davvero sospetto.

Nell'articolo,c'è scritto che la taglia ideale è la terza. Noi sporcaccioni, diciamo che anche una quarta non ci fa mica schifo, però non diciamo di no nemmeno a una prima. Dire di no, starebbe male. Poi le tette sono uno status symbol solo per donne. Per noi non è una tragedia se una è poco dotata. Infatti, non corriamo certo a vantarci coi nostri amici se la nostra morosa ha delle tette enormi. Ci vantiamo solo se non lo è e, comunque, solo se è gnocca. Se ha un bel fisico e 2 belle tette, allora si che ci siamo.

Se è fatta come una brocca e ha 2 tette enormi, può tenersi tutto l'armamentario. Idem se è secca secca e ha ste 2 tette rifatte che gli sbattono.

Soprattutto, non è molto carino mostrarle troppo.

Se girate con le tette fuori, poi non lamentatevi che gli uomini vi cercano solo per trombare e poi vi scaricano. Ve la siete cercata.

Io rimango a pro-tetta-orginale. Com'è, è. 

La morale: dimenticatevi delle vostre tette. Pensiamo a tutto noi.

Charlie

ps. Qui sotto, le tette (rifatte bene) di Bianca Balti (quella della pubblicità della TIM).

BUON COMPLEANNO

Pubblicato: luglio 4, 2011 in Senza categoria
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 4 anni? mamma mia… come passa il tempo. Però, i capelli bianchi li sto mettendo soltanto io. Mi sa che metterò lo sfondo un po' più grigio. Oppure, gli faccio il colore.

Tanti auguri, caro blog.

La morale: hai diritto a un desiderio.

Charlie